L’azienda non può essere «sede protetta» per la conciliazione
Cass. civ., sez. lav., ord. 15 aprile 2024, n. 10065
I locali aziendali, se il dipendente è assistito da un rappresentante sindacale, possono essere sede idonea per una conciliazione inoppugnabile ai sensi dell’art. 2113 c.c. Questa era la tesi sostenuta da una Società ricorrente in Cassazione contro la sentenza che aveva ritenuto invalida la conciliazione avente ad oggetto la riduzione della retribuzione al fine di conservazione dell’occupazione, come previsto dall’art. 2103 c.c., sesto comma, ma stipulata nella sede aziendale, pur con l’assistenza di un rappresentante sindacale. Quest’ultima circostanza, secondo la ricorrente, era sufficiente affinché la conciliazione risultasse sottoscritta «in sede sindacale» come previsto dall’art. 411 del Codice di procedura civile.
La Cassazione, tuttavia, ha confermato l’invalidità della conciliazione, sottolineando che gli artt. 410, 411, 412-ter e 412-quater c.p.c. non si limitano ad individuare gli organi dinanzi ai quali possono svolgersi le conciliazioni ma anche le sedi – intese come luoghi fisici – presso le quali possono avvenire. Pertanto, il riferimento alla «sede sindacale» di cui all’art. 411 c.p.c. non può consentire di annoverare la sede aziendale fra le sedi protette, anche se alla conciliazione è presente un rappresentante sindacale.