Corte di Giustizia: legittimo vietare l’uso del velo islamico o di altri segni riconoscibili di una religione
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza 15 luglio 2021, emessa nelle cause riunite C-804/2016 e C-341/2019, ha affermato che sul posto di lavoro può essere vietato l’uso del velo islamico o di altri segni riconoscibili di una religione.
La Corte, in particolare, ha affermato che la norma interna dell’impresa che pone un tale divieto non costituisce, nei confronti dei lavoratori che seguono determinate regole di abbigliamento in applicazione di precetti religiosi, una discriminazione diretta fondata sulla religione o sulle convinzioni personali, ai sensi della direttiva 2000/78/CE del Consiglio del 27 novembre 2000, ove tale norma sia applicata in maniera generale e indiscriminata.
Una differenza di trattamento indirettamente fondata sulla religione o sulle convinzioni personali può essere giustificata dalla volontà del datore di lavoro di perseguire una politica di neutralità politica, filosofica e religiosa nei confronti dei clienti o degli utenti, a condizione che tale politica risponda ad un’esigenza reale di detto datore di lavoro.
Un divieto che, invece, si limiti all’uso di segni di convinzioni politiche, filosofiche o religiose vistosi e di grandi dimensioni è tale da costituire una discriminazione diretta fondata sulla religione o sulle convinzioni personali, che non può in ogni caso essere giustificata.