UN CONVEGNO IL PROSSIMO 2 LUGLIO A FIRENZE
Le norme recentemente approvate e quelle in corso di promulgazione riconducibili al c.d. Jobs Act imprimono una svolta profonda al diritto del lavoro. Si tratta di una riforma che, muovendo dal piano di regolazione del rapporto, va a incidere sul modello protettivo nel suo complesso, provocando inevitabilmente una riflessione sui rimedi esperibili dal lavoratore in caso di inadempimenti contrattuali del datore di lavoro.
La tendenza fortemente recessiva della tutela reintegratoria e la ridefinizione della tutela della professionalità consentono di ipotizzare che il piano rimediale sul quale andrà a svilupparsi il futuro contenzioso sarà prevalentemente quello risarcitorio.
Sembra dunque opportuno riprendere il tema del danno alla persona nel rapporto di lavoro, molto dibattuto dai giuslavoristi nell’ultimo decennio e accantonato nella più recente stagione riformatrice.
Licenziamento collettivo e lavoratori abitualmente impiegati
0 Commenti-da adminCon la decisione dell’11 novembre 2015 sulla causa C-422/14 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, viene ad essere oggetto di importanti precisazioni interpretative la fattispecie “licenziamento collettivo”. La Corte ha affermato che devono considerarsi nella nozione di “lavoratori abitualmente impiegati” anche i lavoratori assunti con un contratto a tempo determinato o per un compito determinato. Viene data altresì anche un’interpretazione del requisito numerico della fattispecie: la condizione di cui all’art. 1, comma 2, Direttiva 98/59/CE che richiede la sussistenza di almeno cinque licenziamenti, deve essere interpretata in senso restrittivo, includendo solo i licenziamenti in senso stretto.
Licenziamento collettivo e criteri di scelta
0 Commenti-da adminCon sentenza n. 23609 del 18 novembre 2015, la Corte di Cassazione, in materia di licenziamento collettivo, ha affermato che il datore di lavoro è vincolato al rispetto dei criteri di scelta, una volta stabiliti. Nel caso preso in esame dalla Corte, il datore di lavoro aveva individuato il lavoratore da licenziare applicando solo uno dei criteri, quello dei carichi di famiglia. Afferma la Corte: “il datore di lavoro, una volta stabiliti i criteri di scelta dei lavoratori da licenziare, non può derogare a tali criteri, atteso che tale condotta non consente alle organizzazioni sindacali e agli organi amministrativi di controllare la correttezza e la trasparenza dell’operazione e non pone in grado il lavoratore di percepire perché lui – e non altri dipendenti – sia stato destinatario del collocamento in mobilità o del licenziamento collettivo e, quindi, di poter eventualmente contestare l’illegittimità della misura espulsiva”
Sulle dimissioni per giusta causa del dirigente
0 Commenti-da adminLa modifica sostanziale della posizione di lavoro del dirigente, alla quale il contratto collettivo ricollega la facoltà di rassegnare le dimissioni immediate e all’indennità di preavviso non integra necessariamente giusta causa di recesso: lo ha affermato la Corte di Cassazione con sentenza dell’11 settembre 2015, n. 17990 pronunciandosi sulla corretta interpretazione dell’art. 16 del CCNL Dirigenti Industria 23 maggio 2000.
“Ben si comprende allora come la norma collettiva scrutinata non possa essere correttamente interpretata alla stregua di una forfetizzazione dell’indennità di recesso per giusta causa: nell’idoneità ad integrarla, oggetto di accertamento di fatto rimesso al giudice del merito ed incensurabile in sede di legittimità se congruamente motivato, di un demansionamento vietato, in quanto non temporaneo o effettuato solo per il tempo occorrente alla realizzazione di una nuova struttura produttiva, ma piuttosto incidente sulla riduzione delle mansioni sul livello professionale raggiunto dal dipendente e sulla sua collocazione nell’ambito aziendale e, con riguardo al dirigente, altresì sulla rilevanza del ruolo”.
Sulla prova in via presuntiva del danno da dequalificazione
0 Commenti-da adminCon sentenza del 18 agosto 2015, n. 16896, la Corte di Cassazione ha statuito che il danno da dequalificazione professionale può essere provato in giudizio anche in via presuntiva, sulla base della precisa indicazione e prova di fatti significativi quali la durata, le modalità e l’intensità della dequalificazione, tenuto conto del livello di professionalità coinvolto.
Jobs Act: parere parlamentare su schema decreto politiche attive
0 Commenti-da adminLe Commissioni Lavoro di Camera e Senato hanno espresso parere favorevole, con osservazioni, sullo schema di decreto legislativo recante diposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive (atto n. 177).
Danno alla persona e rapporto di lavoro
0 Commenti-da adminUN CONVEGNO IL PROSSIMO 2 LUGLIO A FIRENZE
Le norme recentemente approvate e quelle in corso di promulgazione riconducibili al c.d. Jobs Act imprimono una svolta profonda al diritto del lavoro. Si tratta di una riforma che, muovendo dal piano di regolazione del rapporto, va a incidere sul modello protettivo nel suo complesso, provocando inevitabilmente una riflessione sui rimedi esperibili dal lavoratore in caso di inadempimenti contrattuali del datore di lavoro.
La tendenza fortemente recessiva della tutela reintegratoria e la ridefinizione della tutela della professionalità consentono di ipotizzare che il piano rimediale sul quale andrà a svilupparsi il futuro contenzioso sarà prevalentemente quello risarcitorio.
Sembra dunque opportuno riprendere il tema del danno alla persona nel rapporto di lavoro, molto dibattuto dai giuslavoristi nell’ultimo decennio e accantonato nella più recente stagione riformatrice.